Nicola D'Amore - Art Director, Motion Designer

Cambiare per evolversi – La mia intervista a Mediastars

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La nostra unica sicurezza è l’abilità di riuscire a cambiare – Questa frase del neuroscienziato statunitense John Lilly rappresenta la necessità del cambiamento all’interno delle nostre vite e professioni. Comunicare è un’attività estremamente delicata perché richiede un occhio attento, sempre aperto e vigile nei confronti dei mutamenti della società. Di seguito, La mia intervista a Mediastars:

Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
E’ inutile nasconderlo, c’era un mondo “pre Covid-19” e ci sarà un mondo “post Covid-19”. Quello che abbiamo vissuto nell’ultimo anno, e che stiamo ancora vivendo, è un periodo di cambiamento, di incertezza sul presente e sul futuro, ma allo stesso tempo è un periodo in cui ci siamo resi conto dell’importanza fondamentale del digitale, ovviamente inteso sia come “tecnologia” che come “comunicazione”. È evidente che a causa della pandemia, caratterizzata da forti limitazioni personali e dal distanziamento sociale, tutti noi, abbiamo dovuto forzatamente cambiare le nostre abitudini di vita, un concetto ovviamente valido anche per la maggior parte dei principali attori del settore che hanno dovuto concentrare gran parte dei propri sforzi, investendo proprio sulle piattaforme digitali. Se da questo punto di vista, c’è stato un forte incremento di richiesta tra beni e servizi digitali, dal punto di vista comunicativo, la gran parte delle aziende ha cercato di cavalcare il tema della “crisi pandemica” in modo intelligente e di sicuro costruttivo, investendo proprio sulla responsabilità sociale, derivata, o meglio, “risvegliata” dallo shock della pandemia. Non è un caso che parlando di “green economy,” di eco-sostenibilità, di tutela dell’ambiente e riduzione dei consumi e, in ultimo, di resilienza, ogni azienda che sta investendo in comunicazione sta cercando di valorizzare il proprio “brand” e la sua posizione sul mercato, sposando appieno tali valori. Si punta quindi alla diffusione di messaggi positivi e di speranza ma, soprattutto, volti a stabilire dei nuovi valori etici (libertà, rispetto, responsabilità, integrità, lealtà e onestà), su cui proiettare il proprio marchio nel futuro. Un futuro migliore, eco-sostenibile e particolarmente attento alle esigenze della “generazione z”, la prima generazione considerata “nativa digitale”, la prima a non aver conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali. E’ proprio grazie a questa loro particolare attitudine e capacità tecnologica che, gli adolescenti di oggi, sono più informati e meno propensi a correre rischi, più aperti a considerare in ottica globale le proprie carriere, le proprie vite e le proprie scelte… tutti validi motivi che ovviamente incidono notevolmente sul tipo di comunicazione di un “Brand” che, attraverso i propri messaggi, vuole essere in linea con i tempi e, se possibile, crearsi dei mercati futuri in cui “non dovrà adattarsi, rincorrendo, ma semplicemente adattarsi evolvendo”.

In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
Non c’è dubbio che dallo scoppio della pandemia, l’intera comunicazione si sia un po’ appiattita e che da un certo punto di vista, a livello strategico, si è avuta la percezione che ogni “brand” in ogni settore merceologico, più che puntare sull’originalità, abbia deciso di puntare principalmente sull’esprimere messaggi di solidarietà e, soprattutto, di “nazionalismo”. Se pensiamo a quanti “brand”, in Italia, nel periodo post covid, abbiano deciso di comunicare includendo la bandiera tricolore nei propri visual, di certo la dice lunga sull’impatto del covid-19 in termini di comunicazione. Il voler appartenere ad un gruppo e, in questo caso, ad un intero popolo che condivide la stessa disperazione e disagio, in un determinato periodo storico, è di certo il primo punto di riflessione che ogni “brand” ha fatto nel valutare la propria strategia di comunicazione. E’ evidente che dopo il primo dubbio (che ovviamente abbiamo avuto tutti noi, nel nostro settore), volto a definire “come comunicare” un determinato messaggio in un periodo così assurdo, più che puntare sull’originalità, si è deciso quindi di affidarsi alle certezze. Per questo motivo il tricolore, come appartenenza ed orgoglio; così come ricorderemo per sempre la famosa foto sul balcone con il disegno dell’arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene”, un messaggio semplice, ma di forte impatto emotivo, in quel particolare contesto, che a sua volta è stato successivamente ripreso da vari “brand” come “messaggio” da veicolare all’interno della propria comunicazione, con l’obiettivo di rassicurare e dare speranza. Come dicevamo nella precedente domanda, il secondo step, è stato quello di “evolvere” positivamente la propria posizione sul mercato e, per questo motivo, tentare di cambiare la propria comunicazione con messaggi ancora più positivi, costruttivi, in cui i valori etici non sono dei claim, ma dei principi base su cui provare a trasformare il proprio “brand”. Tanto per fare un esempio: non mi limito a dire che il mio prodotto inquina meno di altri perché nel processo produttivo impiego meno risorse, ma lo faccio rivedendo l’intera struttura aziendale, cambio il processo produttivo, cambio il modo di lavorare, cambio i materiali e comunico a tutti che “ad oggi, dopo il covid, sono un brand migliore di ieri”. Come sempre, sull’originalità ci sarebbe molto da dire, ma di certo è innegabile che dietro ad una grande tragedia come quella che abbiamo vissuto e che, purtroppo, stiamo ancora vivendo, forse si è celata una risorsa positiva che avrà valore per tutti i “brand” e per tutti noi, quella di cambiare, e cambiare positivamente, sposando dei valori che ci aiuteranno nel tempo ad essere individui migliori, prima di essere semplicemente “brand migliori”.
 
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
Di certo, se i termini “smartworking, videocall, zoom, ecc” (senza dilungarmi oltre), che fino a 2 anni fa erano termini riservati solamente a pochi, ad oggi, sono di gergo comune per ogni cittadino a prescindere dal suo lavoro e dal suo livello di informatizzazione digitale, la dice lunga su come il covid-19 abbia influito anche su questo aspetto. Molto probabilmente, la pandemia ha accelerato l’utilizzo dei social network e, in generale, la diffusione delle piattaforme digitali che, di fatto, hanno assunto un ruolo fondamentale nella vita quotidiana di tutti noi. Basti pensare all’impennata di acquisti on-line relativa all’ultimo anno e alla necessità di ogni “brand” di investire sull’ammodernamento tecnologico dei propri siti internet e degli e-commerce, per comprendere come sia diventato difficile comunicare con dei target così vasti e in una condizione di forte concorrenza, in cui, a partire dal brand internazionale, fino alla piccola attività commerciale, la presenza on-line sia effettivamente diventata necessaria. La cosa ancora più importante è quella di renderti “sempre disponibile” al pubblico e, di fatto, garantire on-line un tipo di assistenza ancora più immediata e puntuale per gli utenti che hanno sempre più necessità e voglia di esprimere i propri giudizi ed opinioni, cosa che ovviamente apre la porta a molti rischi (critiche, richieste di cambiamento, ecc). Tra i vari social network, quello che probabilmente ha influenzato maggiormente le vendite è Instagram. E’ innegabile, che sia il social preferito per le aziende che vogliono promuovere i propri prodotti e, di fatto, più che un social network, sempre più spesso, sembra di assistere ad una sorta di “selling network”. Ovviamente, ogni tecnologia, così come ogni social network, è uno strumento e, come sempre, è solo l’uso che puoi farne a determinare il successo o l’insuccesso della tua comunicazione. Personalmente ritengo che la professionalità basata su una buona pianificazione e sull’originalità, siano sempre dei valori assoluti su cui ogni brand dovrebbe basare la propria comunicazione, perché è solo mantenendo alte le aspettative che si fidelizza il cliente, si afferma la propria notorietà e, soprattutto, si accresce il volume di business.

 

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